«Se di notte, mentre dormite, vi sentite chiamare tre volte, non vi allarmate: sono le Janas che vi hanno scelto.
Vi porteranno a vedere i tesori che custodiscono e se sarete onesti e non tenterete di rubare, sarete per sempre ricompensati, altrimenti tutto quello che toccherete si trasformerà in cenere e carbone».
Ma chi erano le Janas? Armiamoci di curiosità e scopriamo insieme il loro fantastico mondo.
- Le Janas
Mai uguali l’una all’altra. Ognuna di loro ha poteri unici, tutti suoi, particolari qualità fisiche e spirituali.
Le troveremo come janas, gianas o giannèddas ma non solo. Possono avere altri nomi come ad esempio Birghines, nome con cui vengono chiamate in Barbagia, a Isili margianas. A nord, nel Sassarese li chiamano Li Faddi. L’originalità porta anche ad avere anche Janas di sesso maschile sebbene siano meno frequenti, altre in sembianze di vampiri, altre ancora streghe.
- Le domus de Janas
Dove passano le loro giornate le Janas? In piccole grotte sui costoni delle alture sarde, quelle che si trovano a pochi metri o chilometri da noi. Le loro case, le loro domus vengono indicate dall’archeologia moderna come costruzioni risalenti all’età pre-nuragica. Luoghi ricchi di magia dove ancora non si capisce dove finisce la leggenda e inizi la realtà.
- I poteri delle Janas
Sono tante le leggende su queste interessanti creature. Alcuni studiosi ritengono che siano state le prime abitanti della nostra terra e insegnarono così alle donne delle varie parti della Sardegna le arti e i mestieri che resero celebri quei paesi nel corso degli anni. Trascorrono gran parte della loro vita a filare il lino, a tessere su bellissimi telai d’oro, il cui rumore, sebbene in maniera flebile, si può udire in prossimità delle loro domus.
Possiedono il dono della profezia: durante la notte scendono verso le case degli uomini, si accostano alle culle dei neonati e a volte cambiano l’intensità della loro luce, decidendone così il destino. Come? Nessuno è mai riuscito a scoprirlo.
La medicina sarda tradizionale? Nasce proprio con le Janas, abili esperte nell’utilizzo di erbe e unguenti per guarire le malattie.
Sono davvero numerosi i racconti su queste fate-streghe ma tutte hanno un punto in comune: il loro legame speciale con la terra che rispettano e amano con tutte sé stesse.
- Le Janas di Fonni
A Fonni le leggende sulle Janas ci raccontano di esseri minuscoli di ambo i sessi, bellissimi e incantatori, non solo per come apparivano esteticamente ma in virtù della loro voce splendida e ammaliante.
- Le Janas di Aritzo e della Barbagia
Le leggende di Aritzo raccontano dell’esistenza di piccole fate molto laboriose e abili, alte attorno ai venticinque centimetri e dotate di un’intelligenza superiore a quella umana. Vivevano in piccole case scavate nelle rocce con arredi che esse stesse si costruivano in cui coltivavano il grano e facevano il pane. Cacciavano animali che mangiavano crudi e si procuravano varie erbe officinali. Le Janas della Barbagia approfittavano delle belle giornate per mettere all’aria aperta i loro oggetti più preziosi e persino l’arredamento, salvo poi fuggire dagli uomini, molto più grossi di loro e barricarsi nelle domus. Fate schive, dunque, che amavano stare per conto loro.
- Le Janas di Belvì
A Belvì, le Janas sono invece donne molto ricche e belle, giunte da paesi molto lontani che all’inizio amarono gli uomini, regalandogli ricchezze e aiutandoli con la magia nei lavori più duri nei campi e in pastorizia. Si dimostrarono generose e mansuete finché gli uomimi furono bravi con loro.
- Macomer e la sparizione delle Janas
A Monte Mannai, vicino a Macomer, una jana ballava felicemente con degli uomini, ballava su ballu Tundu, il suo preferito. Trasportata dal suono delle launeddas, passava con rapidità di ballerino in ballerino finchè non sentì il canto delle sue compagne:
«sos buttones ti chirca. (I bottoni cerca)
Chircadi sos buttones. (Cercati i bottoni)»
La jana capì immediatamnete ciò che stava succedendo, si fermò all’improvviso, guardò il suo corpetto e notò l’assenza dei suoi preziosi bottoni in filigrano. Qualcuno si era approfittato di lei. Da quel giorno, in quella zona non si videro più fate. Andarono via amareggiate. Non potevano sopportare quell’atto di malizia avvenuto nei loro confronti.
- Le Janas di Isili,
A Isili le Janas hanno poteri premonitori con cui decidono il destino di molti uomini e la loro dimora più nota è il nuraghe Is Paras, appena fuori dal paese. Alcuni affermano ancora oggi di sentire il rumore del telaio d’oro, specialmente la notte, mentre le Janas lavorano.
- Tonara
A Tonara le Janas cambiano ancora forma, qui sono vampiri, tutti vestiti in maniera identica, piccoli, tozzi e di sesso indistinguibile. Essi vivevano in caverne e antiche domus, quando qualcuno si avvicinava alle loro abitazioni, stendevano uno scintillante velo tutto bianco e filato maestosamente, che ricopriva la campagna. Le persone ignare ne rimanevano ammaliati e attratti. Ma il velo era come tela di un ragno e lo sfortunato passante veniva catturato e gettato in una buca insieme ad altre vittime. Qui diventava la preda della Jana Maista, la malefica regina delle Janas, che gli succhiava il sangue come un vampiro.
- Le janas tra passato e realtà: quando le leggende sopravvivono. Qualcuno oggi potrebbe pensare che le leggende siano delle storie che appartengono esclusivamente al passato, qualcosa a cui oggi non è più possibile credere. Eppure, non si sa perché, in Sardegna questi miti continuano ancora ad affascinare i più piccoli e non solo. Le leggende si tramandano di generazione in generazione. Niente può essere dimenticato.
Roberta Lai
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