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Michela Murgia -  Una, nessuna e centomila

Michela Murgia - Una, nessuna e centomila

Una, nessuna e centomila volte Michela Murgia. Scrittrice, speaker radiofonica, opinionista televisiva e tanto altro: questa è Michela Murgia, tante donne in una.

 

Ci sono diverse storie in Sardegna e una fra queste affascina particolarmente: S’Accabadora.

Quando sento questo nome penso a quanto veniva e ancora - dicono - accada in qualche centro in Sardegna, ma soprattutto mi viene in mente lei, Michela Murgia e il suo romanzo omonimo che nel 2009 fu vincitore di diversi premi: Campiello, Dessi, SuperMondello.

Libro di cui ancora oggi - e ho i miei anni - ricordo bene la copertina: un viso di bimba dietro a delle candele. Probabilmente dopo quelle pagine, Michela divenne ancora più, autrice, scrittrice e tanto altro.

La verità è che c’è molto di più in questa Donna: speaker radiofonica, opinionista televisiva, critica letteraria e voce, assieme a Chiara Tagliaferri, di Morgana, podcast di successo che racconta di donne che hanno rotto lo schema affrontando pregiudizi e stereotipi.

 

Michela Murgia nasce a Cabras, classe 1972.

Frequenta l’istituto tecnico commerciale e prima di diventare scrittrice e autrice di successo percorre innumerevoli strade, incontrando personaggi e storie diverse - e di cui sono convinta - abbiano contribuito a cristallizzare lo spessore delle sue credenze e valori. Sapevate che per sei anni è stata insegnante di religione e ancora, venditrice di multiproprietà o portiera notturna? Giusto per fare qualche esempio.

 

Nel suo primissimo libro “Il mondo deve sapere” del 2006, ha raccontato in chiave ironica la realtà del telemarketing nel mondo dei call center - Kirby in questione - descrivendo lo sfruttamento economico e le condizioni psicologiche dei tanti lavoratori precari al suo interno. Il romanzo “Il mondo deve sapere” trae origine dalle pagine del suo blog e solo dopo arriva alla carta stampata. Sapete che questo suo primo libro è stato d’ispirazione sia per un’opera teatrale omonima sia per la sceneggiatura del film “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì con nel cast Sabrina Ferilli, Isabella Ragonese, Ennio Germano Valerio Mastandrea e Massimo Ghini? Giusto per fare qualche nome.

 

Tanti altri i lavori che seguono, saggi e opere di narrativa. Quello che emerge di Michela, Murgia, è il suo impegno, la sua opinione forte sul rispetto dei diritti di tutti.

Voglio ricordare solo due tra gli ultimi scritti: “Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più”, del 2021, in cui esplora alcune espressioni maschiliste utilizzate nei confronti di donne, e nel 2022 “God Save the Queer” in cui si interroga e ci racconta di come si possa essere femministe e cattoliche allo stesso tempo.

 

Michela Murgia può essere divisiva, ha opinioni forti, per alcuni dissacranti, ma non si può non apprezzare la sua onestà intellettuale e il suo, diciamolo, coraggio. Agli attenti osservatori non sfugge il suo intelligente utilizzo dei social media capace di stimolare riflessioni e domande a sé e a chi la segue.

 

Nel febbraio 2022 le sue attività hanno subito una battuta d’arresto per una questione di salute. Scriveva cosi sul suo account Instagram:

 

«La malattia non è una catastrofe, ma un pezzo della mia vita che vale come gli altri e non voglio trattarla come un segreto oscuro o una cosa di cui vergognarmi», ha scritto in un suo post. «Ammalarsi è normale, curarsi è normale e anche scegliere in cosa fermarsi è normale. Non tornerà tutto come prima, ma quello che verrà dopo potrebbe persino essere meglio. Diamoci il tempo di farlo succedere».

 

Da quelle parole è passato del tempo e, fortunatamente, Michela è tornata a dire la sua. Può piacere e si può essere d’accordo o meno con le sue idee, ma mi auguro, in un aspro confronto di trovarmi davanti una Michela Murgia con cui dibattere.

 

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