Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un fenomeno legato ai giovani atleti (potenziali campioni) in varie discipline sportive (calcio su tutti ma non solo):
ragazzini di 18/20 anni che non hanno nemmeno la patente o il diploma ma hanno già un contratto con ingaggio mega milionario.
Certo, se hai le stimmate del campione è un qualcosa che si vede già ma resta un’età in cui, permettetemi, c’è ancora tutto da dimostrare.
Penso a Mario Balotelli, un ragazzo dal cuore d’oro e molto più intelligente di quanto sembri, con delle doti atletiche meravigliose ma che, purtroppo, non ha mai espresso appieno il suo talento e la sua vera forza.
Avrebbe potuto essere un nuovo Gigi Riva per la nazionale Italiana per forza, talento e caratteristiche.
Invece a 29 anni suonati paga 2000€ un tizio per vedere se “ha il coraggio” di buttarsi a mare con il motorino (luglio 2019).
Eppure se si rendesse conto di alcune cose potrebbe fare un salto di qualità pazzesco.
Troppi soldi, troppa fama e pressione troppo presto: manca il senso della realtà, delle responsabilità della vita, quella vera. La stessa che un giorno busserà alla porta di questi ragazzi cresciuti nell’età anagrafica ma, come spesso accade, ancora troppo “giovani” nella testa.
Che cosa può fare la differenza in questi casi? Una famiglia che fa quadrato intorno all’atleta che, prima di tutto è un figlio o una figlia.
Che li aiuti a mantenere i piedi per terra e l’amore per lo sport praticato, che trasmetta valori come il rispetto, l’onestà e la gratitudine. Che lo responsabilizzi nella crescita e, soprattutto, che lo faccia sentire sostenuto quando le cose non vanno o durante un brutto infortunio.
Non sono cose che si trovano sugli alberi anche e possono sembrare scontate e ovvie, quasi banali.
In tal senso penso al figlio di Enrico Chiesa, Federico, un’altra promessa del nostro panorama calcistico. Certo, la fortuna di avere un padre ex calciatore non è poco.
D’altro canto non è affatto scontato saper crescere un figlio senza che si monti la testa, che pensi a giocare restando umile, anche se è molto forte e finisce spesso sui giornali grazie a ottime prestazioni, un figlio che viene cercato dai club più ricchi e quotati e gestisce con molta discrezione la presenza sui social. Senza contare il pericolo sempre dietro l’angolo di non sentirsi all’altezza del genitore e della sua fama.
Altro esempio in tal senso è Filippo Tortu, il nostro campione italiano di atletica, che col record di 9.99 sui 100mt ha battuto il grande Mennea.
Un ragazzo di soli 20 anni che passa alla ribalta, diventa famoso e si trova la pressione mediatica addosso dall’oggi al domani. Complimenti a lui e alla famiglia. L’augurio è che possa continuare a costruirsi una carriera felice.
Perché se non fai ciò che ti rende felice, alla fine tutti i milioni di fantastilioni non basteranno a colmare quel buco nel cuore.
Ad ognuno di questi ragazzi farei vedere il film del 1996 con Tom Cruise e Cuba Gooding Jr: Jerry Maguire.
Ricordatevi, il corpo non mente. Figuratevi il cuore.
Raffaele Montalto
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