Gli ultimi anni della moto GP, presente compreso, sono stati dominati dal fenomeno Marquez. Unica parentesi che fa eccezione è il 2015, con l’ultimo mondiale (molto discusso) vinto da Jorge Lorenzo con la Yamaha.
Da lì in poi è un monologo di MM93 che già aveva vinto anche nel 2013 e 2014.
In tutto questo contesto spicca (e dispiace) la lunga serie di infortuni occorsa a Lorenzo nell’ultimo anno.
Al secondo e ultimo anno del contratto con la Ducati (2018), oltre ad aver iniziato a vincere alcune gare ha iniziato ad infortunarsi.
Col passaggio alla Honda le cose sono peggiorate:
- Frattura della caviglia destra ad Aragon 2018
- Frattura del polso sinistro in Thailandia 2018
- Frattura dello scafoide sinistro prima dei test di Sepang a gennaio (stesso polso) Operato, salta i test di febbraio con la Honda dopo aver lasciato la Ducati.
- Frattura della 1°costola destra in Qatar (marzo 2019)
- Botta alla schiena nei test del Montmelò
- Frattura di due vertebre (T6-T8) ad Assen (28/06/19)
Alla luce della relazione corpo/mente/spirito che cosa sta succedendo ad un campione come lui?
Di recente lo stesso “Por fuera” ha dichiarato che sta soffrendo molto e che non è felice, niente a che vedere rispetto a quando era in Yamaha o persino in Ducati dove le difficoltà, specie al primo anno, non sono mancate.
Gli infortuni che accusa da un anno circa a questa parte, da un punto di vista psicosomatico, riguardano lo stato di coscienza della sicurezza.
In sostanza ha paura, non ha sufficiente fiducia in sé stesso, le certezze che si è costruito negli anni si stanno sgretolando.
Gli infortuni hanno fiaccato il suo spirito di campione, la competitività e la motivazione.
A questo possiamo aggiungere che non si sente una prima scelta nella Honda (in barba al dream team) e che la pressione che scatena un pilota come Márquez ad un compagno di squadra è enorme (come quando c’era il buon Dani Pedrosa).
E questo anche se ti chiami Lorenzo.
Premesso che non vi è nulla di male ad aver paura e che non siamo qui a giudicare un campione come lui, può risultare molto interessante approfondire le dinamiche che portano un top driver indiscutibile come JL99 ad una parabola del genere.
Perché come sempre e ancora una volta, il corpo non Mente e come ci sentiamo dentro determina ciò che poi viviamo quotidianamente.
Non mi stancherò mai di ripeterlo così come mi è stato insegnato: una persona felice è una persona sana.
Di conseguenza un pilota felice è un pilota sano, che fa ottimi risultati e che ha molti meno infortuni.
Perché? Semplice: i livelli di stress e di tensioni emotive sono inversamente proporzionali alla felicità e alla conseguente forza mentale.
Il corpo non mente. Ah si.. l’ho già detto.
Raffaele Montalto
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