Nel 1899, un giovane tenente toscano arriva in terra di Sardegna, facente parte dell’Operazione anti–banditismo voluta dal governo Peloux. Si chiama Giulio Bechi, utilizza come pseudonimo il nome Miles e racconterà, pagina dopo pagina, le sue impressioni su quei mesi drammatici.
I briganti, l’armi, le donne dell’Isola
Durante più di un anno di permanenza nell'isola in quel della Barbagia, Bechi avrà modo di partecipare a diverse operazioni anti–banditismo, compresa la “Notte di San Bartolomeo” quando il Regio esercito fermerà e arresterà migliaia di persone. Il tenente, tra una giornata e l'altra, due chiacchiere con gli altri “continentali”, ci regala alcuni bozzetti, alcune descrizioni della popolazione locale, degli usi e dei costumi dell'epoca.
Perché leggerlo
Scritto durante la sua permanenza In Sardegna pubblicato nel 1900, “Caccia Grossa” è un ritratto a volte folkloristico e un po’ superficiale degli abitanti di Sardegna, in special modo dei centri barbaricini dove Bechi fu ospite. Quando vide la luce, il libro suscitò opinioni contrastanti: da una parte l'entusiasmo di alcuni abitanti del nord e centro Italia, che vedevano nelle descrizioni del Bechi la conferma delle loro teorie sull’arretratezza culturale del popolo sardo. Dall'altra parte, lo sdegno degli isolani, per via di descrizioni e ritratti a volte troppo sommari e troppo stereotipati. Da leggere per capire come, appena due secoli fa, stereotipi, cliché e una visione antropologicamente sbagliata vigesse ancora in quel Regno d'Italia che si proiettava verso il XX secolo.
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