Un libro che funge da diario testamentario, un grido di allarme collettivo circa il diritto dell’informazione del nostro paese. La storia del protagonista di Quattro centesimi a riga, Alessandro, rappresenta il giornalismo del sud, quello delle periferie: tra precarietà, sfruttamento, salari al di sotto della decenza, pressioni psicologiche, mobbing, editori senza scrupoli e quotidiane intimidazioni.
Alessandro Bozzo è un giornalista calabrese alla soglia dei quarant'anni. Un bivio della vita al quale arriva con un carico di minacce da parte della 'ndrangheta, un lavoro sempre più in bilico e un matrimonio che sta per fallire. All'improvviso, da cronista di provincia coraggioso e mai asservito a potenti e intoccabili, si rende conto che tutto ciò in cui crede e per cui ha sacrificato l'esistenza sta per crollare.
L’autore, Lucio Luca, ha messo nero su bianco, un racconto crudo, una storia drammatica che vuole essere anche un inno alla libertà di stampa. Giornalista de La Repubblica, ha fortemente voluto raccontare la storia del suo collega calabrese, morto suicida nel marzo del 2013.
Edito da Zolfo editore, costituisce il sesto libro dell’autore e che ha potuto realizzare e pubblicare grazie ai diari forniti dalla famiglia. Il romanzo non è un giallo ma un libro di verità, ripercorrendo la sua storia, sia privata che professionale.
“La sua storia mi è stata portata a conoscenza quando alcuni anni fa una collega mi informò di una data nella quale doveva essere emessa una sentenza contro i suoi editori. Furono condannati per violenza privata e questo è il primo e finora unico caso nei confronti di un editore. Solitamente le cause riguardano tematiche attinenti il rapporto di lavoro o il mobbing”, riferisce in una nota l’autore del libro.
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