Lessico Famigliare è un racconto che nasce dal vero, non dall'immaginazione.
È un insieme di ricordi promossi dal sopravvivere nella memoria di parole, modi di dire, espressioni, frasi sentite ripetere infinite volte in famiglia, buttate là senza pensarci dai fratelli e dai genitori, parole futili e senza peso che di solito si perdono col tempo e si dimenticano una volta diventati adulti.
La fedeltà e l'amore per queste parole sollecitano nella Ginzburg dei ricordi che non sanno morire, ricordi vivaci che generano, per via di associazioni involontarie, una storia, un romanzo dove si affollano persone e destini diversi.
Si entra nella storia quasi a quattro zampe, con curiosità: impressione forse dovuta al ruolo modesto assegnato all'io che racconta, una bambina che cresce in fretta tra i grandi della storia e diventa adulta distrattamente, senza mai recidere il cordone che la lega alle sue origini.
L'io che racconta, quella bambina, occupa poco posto, ma con il passare del tempo si accorgerà che in un angolo stanno tutti, anche i grandi. Saprà che tutti incrociamo i nostri sguardi dal nostro piccolo angolo, tutti diventiamo grandi all'improvviso, tutti restiamo attaccati alla nostra tana per poi prendere il volo, tutti ci conosciamo ma, forse, non così in profondità.
Il libro ha un potere ipnotico, incantatorio, che nasce da una grande capacità di sedurre il lettore ma anche dalla seduzione che la materia del racconto esercita su chi scrive. Ci si abbandona alla narrazione come alle onde, tutto fila come se la vita che ci viene raccontata fosse la nostra, come se quella famiglia fosse la nostra
Tutto questo grazie a uno stile più o meno semplice che alla fine rende il quadro più limpido, dove i destini delle persone si precisano, senza che però l'infanzia smetta di essere presente.
Perché leggere Lessico Famigliare:
Natalia Ginzburg ci regala una testimonianza della vita della sua famiglia nel ‘900, le paure per l’avvento del fascismo e la guerra, le speranze per un futuro più roseo.
E’ un libro “calmo” ma peculiare che, se apprezzato, è capace di aprire un mondo, il cui titolo parla da solo e racchiude l’essenza del romanzo stesso.
Lessico perché il modo in cui l’autrice narra la storia è reso speciale dalle espressioni dei personaggi. Nei discorsi dei Levi, del padre, della madre, dei fratelli di Natalia troviamo parole ricorrenti, frasi ripetute giornalmente, vocaboli che diventano simboli di una particolare situazione.
“Sempiezzi, sbrodeghezzi, spussa, negrigura” : la Ginzburg decide di usare questo lessico particolare, tutto personale, per identificare i suoi familiari e lo sfrutta come occasione per raccontare eventi, abitudini e storie che li riguardano.
Strumento narrativo molto originale ma che, a ben vedere, è molto comune in famiglia e fra amici: le persone che fanno parte della nostra vita ci influenzano indubbiamente e non è raro che un loro particolare modo di dire venga poi assimilato anche da chi sta intorno.
Così come non è raro che ci siano degli eventi particolarmente bizzarri, o belli, o comunque memorabili, che un solo vocabolo può portare alla mente.
E quanto è bella quella sensazione, quando qualcuno con una sola parola riesce a comunicarvi un intero discorso che solo voi potete capire?
Roberta Lai
Lascia un Commento