Ha fatto parte di quel calcio femminile poco mainstream e lontano dai riflettori, spesso denigrato e sicuramente poco apprezzato dalle tv generaliste. Possiamo definire, senza il rischio di essere smentiti, Carolina Morace una delle principali protagoniste del football in rosa in Italia.
Oggi allenatrice e opinionista televisiva, in passato calciatrice di grande talento che ha legato la sua carriera, seppur per una breve - ma gloriosa - parentesi, anche alla Sardegna.
La biografia su Carolina Morace
La bacheca di Carolina Morace è ricca di trofei. Dai 12 campionati italiani alle due Coppe Italia, passando per la Supercoppa Italiana. A livello individuale conta un UEFA Golden Player e ben dodici titoli di capocannoniere in Serie A (oltre 500 reti nel massimo campionato italiano), di cui undici consecutivi (dalla stagione 1987-88 alla stagione 1997-98) e gli ultimi due conquistati con la casacca del Modena superando le 40 reti stagionali. Non è mancato il suo apporto anche ai colori azzurri, dove ha superato le 100 reti (105, per la precisione) in 153 presenze con la maglia dell’Italia.
Con la nazionale è stata per due volte finalista del campionato europeo femminile. In entrambe le occasioni, nel 1993 e nel 1997, le azzurre sono state sconfitte in finale.
Non si è mai legata oltre due stagioni ad un club, girando in lungo e in largo l’Italia, e risultando - come confermato dai titoli di capocannoniere e dagli Scudetti vinti - sempre determinante in ogni club. La sua unica sfortuna è stata quella di essere la più grande calciatrice italiana in un periodo di anonimato assoluto del calcio femminile in Italia.
Nel 1998 appende gli scarpini al chiodo ma non abbandona il calcio giocato. In veste di allenatrice ha guidato le squadre femminili di Lazio, Canada e Milan, oltre alle esperienze come CT di Italia, Canada e Trinidad e Tobago.
In questo nuovo ruolo ha vinto un campionato di Serie B, un titolo continentale (con il Canada) e la Cyprus Cup.
È stata la prima donna ad allenare una squadra professionistica maschile in Italia. Nel ‘99 infatti accettò la proposta della Viterbese e del suo vulcanico patron Luciano Gaucci.
E l’esperienza, con un presidente così focoso, non poteva che finire con un addio dopo appena cinque partite, con uno score di tre vittorie, un pareggio e una sconfitta.
Proprio il 5-2 subìto contro il Crotone portò all’allontanamento dello staff di Carolina Morace, che venne così affiancata da un vice di fiducia della proprietà. Una scelta che l’allora allenatrice della Viterbese non accettò, rassegnando le dimissioni dall’incarico.
Tra una panchina e l’altra ha avuto diverse apparizioni in tv. In tanti si ricorderanno il suo commento tecnico nelle telecronache del Cervia, protagonista del reality show Campioni, il Sogno, dove non sono mancati i battibecchi a distanza, diretti e indiretti con l’allenatore di quella squadra (nonché ex grande calciatore) Francesco Ciccio Graziani.
L’esperienza sarda di Carolina Morace
Il rapporto tra Carolina Morace e la Sardegna va al di là di quella singola stagione con la maglia della Sassari Torres Femminile.
Era l’estate 1993 quando l’allora presidente del club sassarese Leonardo Marras, decide di fiondarsi su quella che due anni più tardi verrà premiata come la miglior calciatrice al mondo.
Una scelta che si rivelò azzeccata. La Sassari Torres Femminile, alla sua quarta stagione in Serie A, vince il suo primo e storico Scudetto (negli anni successivi ne arriveranno altri sei). Carolina Morace trascina le sassaresi al titolo a suon di gol. A fine anno saranno 33, con tanto di titolo di capocannoniere del campionato. A conti fatti, realizzò oltre un terzo delle reti realizzate in tutto il torneo dalla squadra (92, miglior attacco della Serie A 1993-94).
La storia sportiva tra la Sassari Torres Femminile e Carolina Morace venne interrotta dopo appena una stagione con il trasferimento della calciatrice all’Agliana, che vincerà lo Scudetto con un vantaggio di 5 punti sulle sarde, seconde in classifica.
Ma è stato un anno intenso e ricco di soddisfazioni. La Morace non ha dimenticato il suo passato in Sardegna e negli ultimi anni si è spesso espressa a protezione della Sassari Torres Femminile per cercare di difendere il patrimonio calcistico del club, non solo storico ma anche futuro.
“Al di là del passato glorioso della società va visto l’impegno attuale. Oggi si parla di quaranta atlete, un veicolo trainante, non si può sottovalutare questo”.
Queste le sue parole relative ad un periodo di difficoltà vissuto dal club del Nord Sardegna qualche anno fa. D’altronde si parla della squadra di calcio femminile più titolata d’Italia, che ha portato in alto la bandiera italiana in giro per l’Europa (è stata la prima società a partecipare alla Champions League Femminile) e lei fa parte della sua storia.
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